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Consapevolezza nell'assunzione di un farmaco

Aggiornamento: 8 lug 2021

Oggi volevo scrivere un articolo sulla floriterapia ma invece mi vorrei concentrare su una fattispecie che riscontro sempre più spesso in studio. Prima di entrare nel merito, vorrei darvi un cenno di storia. La storia ci insegna ciò che siamo. Dovrebbe insegnarci le nostre origini e gli errori che sono stati fatti per non ripeterli. Voglio risalire circa al 400 avanti Cristo. A Kos, viveva un certo Ippocrate, medico, filosofo, aforista della Grecia antica, considerato il padre della medicina. Mi chiederete perché risalire così indietro nel tempo? La risposta sta nel fatto che dovremo (e mi ci metto anch'io) rispolverare i suoi concetti della medicina perché mi sembra che stiamo assistendo a una deriva molto pericolosa nei giorni nostri. Ippocrate vantava la forza curatrice naturale, ripreso in seguito da Galeno "vis medicatrix naturae". In parole a noi più comuni, diceva semplicemente che la malattia o la salute dipendevano da circostanze insite nella persona stessa e non da agenti esterni o da interventi divini. La guarigione passa inesorabilmente dalla stimolazione di questa forza vitale. Tornando ai giorni nostri, cercando di applicare queste sue parole, mi chiedo perché una persona si ammala di SARS-COV2? Perché una persona muore di SARS-COV2? Perché una persona, malgrado un contatto continuo con malati di SARS-COV2 non si ammalla? Perché una persona malata non ne muore? Forse la risposta va cercata nei cofattori e non nel farmaco o nel vaccino. In una lunga intervista fatta una decina d'anni fa a Luc Montagnier, premio nobel di medicina nel 2008, egli indicava proprio i cofattori come possibile aiuto nella lotta contro l'HIV. Ma cosa sono questi cofattori? L'alimentazione, uno stile di vita sano e regolare, la non assunzione di droghe, una psiche e uno stato emozionale in equilibrio,.... Ippocrate sosteneva la teoria umorale, base della naturopatia con indirizzo europeo. Preconizzava i concetti dell'alimentazione, cosa che la medicina allopatica non considera minimamente. Ma una qualche influenza ce l'avrà, non pensate? Se metto un carburante di bassa qualità o inquinato nel serbatoio della mia automobile, con ogni probabilità, il motore si fermerà con gravi danni. Succede la stessa cosa con l'alimentazione. Diffidate dei piatti pronti, dei additivi, dei conservanti, degli alimenti non freschi, alimenti privi di qualsiasi nutrimento. Chi pensa a Ippocrate pensa ovviamente anche al suo famoso giuramento, che voglio ricordare, tutti i medici hanno prestato prima di potere esercitare. In studio, vedo una sovra-prescrizione di farmaci. Non affermo che sia sbagliato, ma è possibile arrivare allo stesso risultato senza il farmaco in questione? È possibile concentrarsi sulla causa della patologia piuttosto che concentrarsi sul sintomo? Me lo chiedo perché così facendo stiamo facendo in modo che le persone assumeranno farmaci a vita senza mai risolvere la problematica in quanto appena si smette il farmaco, allora i sintomi ricompaiono. Si andrà sempre di più a un sovra-dosaggio perché il corpo con assunzioni continue non reagirà più alle dosi iniziali e renderemo il paziente dipendente dal farmaco (droga). È quello che vogliamo? Rendere le persone dipendenti alla farmacologia? Non sarebbe più logico e interessante capire perché mi sono ammalato di tumore? Perché mi sono preso la SARS-COV2? Perché mi sono ammalato di HIV? Andiamo all'origine della malattia, a ciò che ci vuole comunicare, solo così capiremo anche come guarirne. Mi ritrovo in studio tutti i giorni con la medesima problematica. Pazienti che si ritrovano ad assumere 8, 9, 10,.... 20 pastiglie al giorno e questo spesso e volentieri per contrarre l'effetto negativo del farmaco precedente. Non è l'idea che mi faccio della salute. Mi sono reso conto che rendendo attente le persone a questa problematica, spesso e volentieri i pazienti ne parlano con il loro medico al fine di ridiscutere la posologia, soprattutto se è possibile abbinare delle terapie naturali. La mia più grande vittoria è vedere una persona che diminuisca o abbandona un farmaco perché le sue analisi sono migliorate. Questo passaggio può avvenire soltanto se le cause della o delle patologie sono trovate, curate inizialmente con metodi naturali affiancati alla farmacologia per poi diminuire gradualmente il medicinale con la collaborazione del medico. E vi assicuro che non si tratta di casi sporadici, ma di clinica che avviene tutti i giorni in studio. N.M.V




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