Cosa sono i Gui in Medicina Tradizionale e Classica Cinese?
Nell'articolo di oggi, vi voglio parlare dell'invisibile che fa anche parte in una qualche maniera dell'esoterismo o del sciamanesimo, ma che può condizionare la nostra mente, il nostro corpo e anche la nostra anima portandoci anche a patologie particolarmente impegnative come depressioni, amnesia, morbo di Alzheimer, demenze, malattie autoimmune e tumori.
Affeziono particolarmente la Medicina Tradizionale Cinese in quanto riesce a unire tutto, a fare tutt'uno tra corpo, mente, spirito e anima e c'insegna che spesso un disequilibrio a uno di questi livelli può portare patologia. Apprezzo il pragmatismo della Medicina Tradizionale Cinese che lo ricordo ha un po' più di 2000 anni. Ma apprezzo ancora di più questa medicina in quanto spiega anche aspetti che noi non saremo in grado di spiegare razionalmente, anche se forse in questo caso, la Medicina Tradizionale Cinese lascia il posto alla Medicina Classica Cinese che risale a circa 5000 anni fa.
Ma torniamo alla nostra domanda iniziale. Cosa sono i Gui? Tutte le culture, le filosofie o anche le religioni fanno riferimento all'esistenza di entità invisibili chiamate fantasmi, spiriti o vampiri energetici. Si tratta in genere di culture che hanno il concetto di immanenza ossia la convinzione che non esistano diverse dimensioni dell'essere, quali principalmente esseri materiali ed esseri o entità sottili. Elementi terreni e soffio divino convivono in uno spazio unico, ontologico in stretta comunicazione tra di loro anche su piani diversi. Al momento della nascita, tutti noi vedevamo entità, ovvero esseri non materiali. Poi crescendo e dovendoci adattare alle convenzioni sociali, queste "visioni" non avvengono più. Ad esempio, tantissimi bambini hanno fino a 3, 4 o 5 anni un amico immaginario. Tanto immaginario, non è... Poi, non lo vediamo più perché il mondo circostante ci dice che siamo ormai grandi per credere in questo. Di conseguenza il bambino perde questa capacità di vedere il mondo sottile attorno a sé. I primi ricordi di un bambino non sono sempre chiari e molto spesso i bambini diventati adulti non ricordano i loro primi anni di età. In questi anni di oblio sono racchiusi anche i ricordi legati a questo mondo sottile. Mi capita spesso anche persone in studio che hanno tutto sulla carta: un bel lavoro, una bella casa, una famiglia, dei figli, ma che poi lamentano spesso una patologia anche grave ma anche l'incapacità di esprimere ciò che vogliono dalla vita, quella cosa che li renderebbe felici, ciò che chiamo io il compito di vita. Spesso i pazienti mi dicono che non lo sanno, che non hanno delle vere passioni per dire: "voglio fare questo". Tuttavia, il loro bambino interiore che hanno dentro di sé, quel bambino che vedeva questo mondo sottile conosceva perfettamente il proprio compito di vita. Con i condizionamenti sociali (sei troppo piccolo per l'amico immaginario, devi fare bei voti a scuola, devi trovare un buon lavoro, devi mettere su famiglia, devi, devi, devi,...) e con tutti questi devi, anche il compito di vita è sfuggito dalle loro menti, anche se il cuore o l'anima del cuore più precisamente, quello che la Medicina Cinese chiama Shen, conosce perfettamente e che viene trapassato da vita a vita attraverso l'anima del fegato lo Hun che raccoglie le esperienze fatte.
Un altro concetto da introdurre è il concetto di "parassitosi" dell'anima del cuore (anche se il possesso da entità esterne dell'anima del cuore avviene per ultimo, mandando in crisi gli altri organi e le loro rispettive anime) o di possessione da imputare a una sorta di viaggio dimensionale che può, se non adeguatamente coltivato, condurre a stati patogeni. Qui possiamo introdurre il termine di sciamano che è colui che possiede le conoscenze per viaggiare dalla dimensione degli esseri viventi materiali a quella delle entità sottili. Sa interpretare e utilizzare i segni, gli elementi della natura e può curare il disordine che un rapporto squilibrato con il mondo dell'invisibile può portare a livello patologico.
La Medicina Classica Cinese che ha lasciato anche tracce nella Medicina Alchemica Taoista, introducendo il concetto dei Gui.
I punti Gui che troviamo negli ideogrammi dello Hun (anima del fegato) e del Po (anima del polmone), componenti fondamentali nell'importanza del rapporto con gli antenati defunti e la rispettosa relazione con la Zong qi (energia pettorale che guarda caso s'indebolisce quando siamo tristi) sono solo alcune testimonianze di questa importante componente della Medicina Classica Cinese.
I Gui possono essere spiegati alla maniera occidentale come fantasmi nel senso più letterale del termine, ossia anime agitate e perturbate di defunti che non hanno compiuto il loro mandato o che non sono stati adeguatamente accompagnati nella nuova dimensione dell'invisibile, sia come componente sottile dell'essere, dello spirito in constante collegamento con le componenti ancestrali e con la dimensione delle entità invisibili. Proprio per questo, le malattie psichiche perdono significato quando le si vogliono separare dalle malattie organiche. Si prefigura dunque la possibilità di spiegare molte patologie che spesso ci troviamo ad affrontare con un disordine nel rapporto dell'individuo con il suo bagaglio spirituale o con la tentata possessione da parte di un'entità perturbante esterna. Spesso i terapeuti non si accorgono di queste implicazioni soprattutto se è abituato a rimanere unicamente su un piano materiale. Un riconoscimento del suo proprio bagaglio spirituale gli permetterà di percepire la radice del disordine nel paziente, di ricostruire le interazioni tra il suo mondo materiale e quello immateriale impostando le terapie più adeguate.
Ci possiamo chiedere dunque come evitare l'attaccamento di questi Gui / entità che ci consumano fino ad arrivare a una patologia conclamata. Abbiamo visto che i Gui possono essere paragonati a dei parassiti, nel vero senso del termine come ad esempio la tenia che può vivere nel nostro intestino. Per evitare che questo accada dobbiamo capire perché il nostro intestino è un luogo ideale di vita per la tenia. Lo stesso, dobbiamo fare con i Gui. I Gui sono delle entità energetiche che si nutrono di sofferenza, di pensieri pesanti, di energie negative lasciando la persona svuotata e prigioniere di se stessa, dei suoi impulsi, dei suoi lati più oscuri, del suo dialogo interno oppressivo e pesante, dei suoi attaccamenti e vizi compensativi, così diventa il loro "pasto" che li fa crescere finché si impadroniscono completamente della mente e a volte anche del corpo che si ammala. Come la tenia che mette su casa nell'intestino, anche i Gui mettono su casa e ci abitano (caverna del fantasma) fino a quando non ce ne accorgiamo e poniamo rimedio. I punti di Agopuntura come PC8 oppure LR5, o ancora VC15 possono invitare questi Gui a sloggiare in maniera molto efficacia.
Riporto qua il caso clinico trattato con successo da un agopuntore: paziente di 63 anni, piuttosto riservata, silenziosa e schiva. Ostetrica esperta con anni di esperienza. Dolce con le pazienti ma in grado di fronteggiare con decisione le situazioni più complesse e di riportare all'ordine le partorienti ogni volta che sembrano essere prese dalla paura o sopraffatte dalla fatica. Durante il parto di una giovane donna, che durante la fase espulsiva è stata colta da una crisi epilettica violentissima. Non era per lei la prima volta che le succedeva in oltre 40 anni di esperienza, di dover fronteggiare un evento di questa gravità, ma in quel preciso caso, qualcosa era diverso.
Racconta che in quell'occasione ha provato una sensazione di terrore profondo, mai avvertito prima. La paura che sentiva non era quella della professionista che fronteggia un'emergenza, ma era come se nel suo cuore sentisse il terrore di quella donna, scossa dalle spinte del parto e dalla crisi comiziale. Da quel giorno la sua vita è cambiata. Il primo segno del cambiamento è stata l'insonnia. All'improvviso, addormentarsi è diventato un supplizio e, una volta ottenuto il sonno, non dura mai più di un paio d'ore. All'insonnia si è aggiunto uno stato di ansia costante, soprattutto al lavoro, tachicardia, arrossamento e prurito agli occhi, quasi continuo. Lamenta anche un cambio della sua personalità e nelle relazione con gli altri. Prima socievole e allegra e dopo quel parto, irritabile con momenti di esplosioni ingiustificate, di rabbia e di aggressività. Riesce a dormire unicamente con dei farmaci e comunque mai più di tre ore continuate. Assume da quel episodio anche antidepressivi per controllare l'ansia. Risulta essere molto introversa e rinchiusa in lei.
L'anamnesi è stata proprio quella di possessione dai Gui.
L'atto di far nascere un bambino è di per sé un fatto dalle profonde implicazioni spiritualiste. Con l'ultima spinta, la madre libera sé stessa non solo dal feto, ma anche da una serie di accumuli che il dolore del travaglio e la fatica del parto portano in superficie. L'espulsione della placenta è considerata in tutte le culture tradizionali un evento con un simbolismo alle implicazioni straordinarie. L'ostetrica è colei che accompagna e affianca la donna in questo viaggio oscuro, viscerale e profondo, fatto di dolore, angoscia, paura ma anche di gioia estrema e liberazione. Si tratta di un'esperienza assimilabile a un cammino sciamanico iniziatico. In questo viaggio, l'ostetrica è la guida. Condivide la lunga fatica del travaglio, aiuta con la respirazione, incoraggia, riporta lucidità quando il dolore è insopportabile e infine è lei che accoglie il nascituro. Sono le sue mani il primo contatto del nuovo nato con il mondo esterno al ventre materno. È sempre l'ostetrica che raccoglie la placenta e la controlla. Se già in condizioni fisiologico, il parto è cosi carico di implicazioni spirituali, possiamo immaginare che una donna colta da una crisi epilettica (una manifestazione dei Gui) portasse con sé un carico non indifferente che l'ostetrica ha raccolto interamente, probabilmente perché in quel momento si trovava in una condizione vulnerabile, più facilmente aggredibile.
Come non essere vulnerabili ai Gui?
Si tratta di bandire le condizioni di consumo e affaticamento date da quel modo di fare, che trattenendo tutto, si oppone strenuamente e scioccamente al fluire delle cose. Il non riuscire a lasciare andare è proprio questo che ci consuma. Ognuno di noi sa cosa sta trattenendo. C'è una sorta di paura del cambiamento che fa stare in chiusura, in uno sforzo enorme, eccessivo, per trattenere qualcosa che lasciato andare. Si vogliono certezze, sicurezze, ma questo esaurisce e consuma la vita. Si sta attaccati alle cose perché si ha paura del fluire. Siamo attaccati cosi tanto alla nostra identità, al nostro dolore, al dolore che viene dalle piccole o grandi infelicità della vita e non si riesce a cambiare schema. Lasciar andare fa paura, anche se si tratta di lasciare dolori del passato, perché abbiamo creato un certo tipo di identità senza la quale non sappiamo più chi siamo. Lasciar andare ciò che ci consuma è pur sempre una sorta di morte, lasciamo il conosciuto e non sappiamo ciò che troveremo. Così si sta attaccati persino ai propri traumi e si reagisce caricandosi di cose da fare, cose che non sono le nostre, pertanto sfiancano, si fanno troppi sforzi con pochi risultati. Faccio, faccio, faccio senza mai raggiungere ciò che si vuole. Alcuni consumano, bruciano rapporti e relazioni e si consumano a causa di eccessi: eccessivo utilizzo del telefonino, di internet, esagerazioni in attività come videogiochi, palestra per farsi un fisico da Davide di Michelangelo, ecc. Ci consuma rimanere ostaggi di emozioni quali la collera, la preoccupazione, l'eccitazione, la paura, la tristezza.
Cerchiamo di cambiare sentiero, abbandoniamo la via del consumo (strada del fantasma), cerchiamo un altro modo di essere, di vivere, qualsiasi difficoltà possiamo aver incontrato, scegliamo di sorridere alla vita e a ciò che c'è, disponibili a giocare la partita invece di subirla.
Mi tengo a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.
N. M. V.
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